Mariella Setzu

Biografia

L’autrice di questi componimenti , indirizzati alla manifestazione “Palabra en el Mundo” si chiama Mariella Setzu, è nata e vive a Cagliari, dove anche lavora in un liceo scientifico come insegnante di lingua e cultura inglese. Della lingua inglese ama soprattutto la poesia; sono tra i suoi preferiti William Blake, Gerard Manley Hopkins, Walt Whitman, Emily Dickinson, Dylan Thomas, Sylvia Plath, Patty Smith. Tra le sue passioni la musica, la pittura, che ha praticato da ragazza, e l’impegno militante per un mondo senza armi e senza basi militari. Molto interessata a scoprire ecomprendere culture e modi di vivere diversi da quelli correnti, ha viaggiato parecchio, adottato un bambino in Nicaragua con cui conserva rapporti d’amicizia anche adesso che è adulto, coltiva un’amicizia speciale per il popolo rom tra cui ha tantissimi amici. Ha seguito le vicende di popoli tormentati quali quello palestinese e quello curdo, anche con viaggi a scopo conoscitivo, prendendo amaramente atto che le condizioni, per questi ma anche per altri popoli, non volgono verso un miglioramento. Ha varie raccolte poetiche nel cassetto che non si è mai curata di pubblicare, ma le è capitato di vincere qualche premio poetico, in particolare vorrebbe ricordare il premio Leonforte vinto nel 1994 con giuria presieduta da Carlo Muscetta. Spera in un mondo libero dal bisogno di produrre, vendere e usare armi, e libero dalbisogno coattivo di accumulare profitti sfruttando le persone e l’ambiente.

Letture

Poesie

I popoli esondano volontà di vita

I popoli esondano volontà di vita
combattono genocidi
di guerra e fame,
attraversano arsure indicibili
lottano contro la morte per mare.

I nemici dei popoli temono
la forte vibrazione della vita
e le antepongono barriere grigie
di muri e torrette,
filo spinato e vedette

che fanno fuoco
su quel che non può essere arrestato
che sparano addosso
a chi non può essere fermato.

Muri e torrette armati
fili spinati insanguinati
mare che echeggia voci di annegati,
ma non si arresta
il bisogno della vita
mentre la via lattea dei morti
ci guarda da lontano.


Gaza

È ancora là, l’insanguinata Striscia,
dopo gli scempi i massacri le immani distruzioni,
ancora là sono gli sguardi dei bambini di Gaza;
si stringono ancora vicini gli amici,
nella Terra dell’Oppresso,
si parla di politica e d’arte
dove correva il sangue
– perché l’arte dà un calcio alla porta della morte
la politica conosce i mandanti delle stragi;
ci sono sempre le kefie meditanti,
le mani che scavavano i tunnel
per rivedere la luce.

Sono accese le luci di Gaza,
sono aperti gli occhi dei bambini,
sono vicini gli amanti,
sono affollati i vicoli stretti.

Si stende nella notte come un immenso braciere
ardente di vita e di costanza
la Città dell’Oppresso, lembo di Palestina,
cosparsa d’orfani e gente mutilata,
di tremule ciglia come farfalle al fiore,
di giochi sulla strada,
di pianti e risa,
di cognizioni lucide
e tremende.

Fiamme del Newroz

Arderanno di nuovo, verso Marzo
i grandi fuochi del Newroz.
Torneranno esultanti i colori
della patria curda, i costumi,
i nastri variopinti
tra le folle ridenti e audaci,
tra le colline denudate di piante,
nelle città pattugliate
sorgerà il nuovo anno
tra danze, discorsi, canzoni,
fermi di polizia, incriminazioni.
Anche la festa è lotta,
e identità di pace che resiste.
E così splenderanno le fiamme del Newroz
tra le risate pazze dei ragazzi,
negli spiazzi affollati,
malgrado le divise ed i cani,
i manganelli, i fucili, e gli arresti.

A me cara

Gina, donna rom,
guardò la mia mano
dal pallido palmo un po’ giallo, e,
sai, mi disse, potresti perdere presto
qualcuno a te caro.

E poco dopo era te che perdevo,
Gina a me cara, te ne andavi dormendo,
le bianche gambe in cammino nella gonna lunga,
capelli sciolti al vento
tra gli angeli che mostrano specchi.

Ti ricordo
(a Cruz Isaac, cantante cubano)

Nel mio vagare pattinando esteso
mi lascio indietro tutto ciò che langue
per cui fiori, viole e gigantesche rose
rovinano in languide pose
tra succhi più rossi del sangue.

Ma poi uno spruzzo t’è arrivato in pieno,
incatenato prometeo drappeggiato di nero.
Vaga il tuo dolce sguardo amaro
il desiderio sporge la sua mano
e l’aria vibra di dolcezza e vigore
il mondo arde di eroico nitore.
La natura trionfa uscendoti di gola –
un vulcano arrossato piano piano cola,
s’alzano enormi i suoi sogni di lava
e la tua voce ormai sussurrava.
Ogni domanda si approssimava al vero,
ogni riposta ha il capo avvolto in un velo,
mentre ti accerchiano grandi matrone
di colline verdi, e danza la tua canzone.

2 comentarios sobre “Mariella Setzu

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