Francesco Sueri

BIOGRAFIA

Francesco Sueri: nato a Modena il 30 gennaio 1997, è cresciuto a Carpi dove ha frequentato il Liceo Scientifico Manfredo Fanti, indirizzo linguistico.

Nel 2016 a Trento viene a contatto con il Trento Poetry Slam e si avvicina al mondo della poesia orale e performativa, pubblica nel 2018 la sua prima raccolta di poesie Recto e Verso dal cassetto (Aletti editore).

Partecipa anche ad un’antologia “Logos” di Dantebus e continua a partecipare a serate di Poetry Slam e insieme al Trento Poetry Slam partecipa al progetto Pandemike tornando al Liceo Fanti di Carpi per parlare di storytelling, poesia, Poetry Slam e di come stavano vivendo la situazione pandemica COVID-19 (2020/21). Dal 2021 si trasferisce a Venezia temporaneamente, dove studia Lingue alla Ca’ Foscari e organizza serate di Poetry Slam insieme al collettivo Mutuo Soccorso Poetico, di cui è membro fondatore.

LETTURE

POESIE

Tra i verdi rami

Sfregia il cielo una cuspide,
tintinnante corda di violino,
pizzicata, taglia, stride.

Lacera un sorriso opaco,
mille sospiri, battiti,
un cuore devastato ride.

Tra i verdi rami,
un fascio di luce
esce dallo squarcio,
tra i verdi rami,
un suono dolce,
un cuore devastato ride

È difficile

riuscire a seguire la stella polare
una stanza sottosopra, cavi per terra,
una chitarra sul letto, la cassa accesa,
il cuore opaco, un’eclissi lunare,
in tutto questo disordine
è difficile seguire sulla strada le briciole
perché tutti le calpestano, buttano cartacce e cicche,
per uno starnuto si prendono pasticche.

In tutto questo disordine,
una via crucis sul teleschermo
e formiche che scorrono uno schermo,
in tutto questo disordine
è difficile esser rondine,
tornare tra quattro mura bianche,
3000 pensieri e una finestra alle spalle,
squilla un messaggio sul cellulare
e poi compare un altro articolo su un’altra strage,
provi ad aprire la finestra,
non pensare a ciò che resta.

In tutto questo disordine
è difficile esser rondine,
tornare fra 3 figli e una moglie,
giocare con il tempo e la fugacità,
dare a un figlio un bacio sulla fronte
e promettergli di scalare un monte.
É difficile seguire la croce del sud
all’emisfero australe se sei un goum,
in questo disordine
essere un uomo solo,
magari per gioco
mettersi in testa l’alloro,
fingere d’essere figlio di Apollo,
giudicare le formiche,
aspettar mattine su mattine
osservando un volo d’una rondine
che torna a casa,
in tutto questo disordine.

Chissà che penserà
quel vecchio sulla panchina,
se scoppierà una guerra
in Campo Santa Margherita.
Ora è là
e guarda una vetrina,
forse s’immagina
quella ragazzina
un po’ carina,
con una borsetta ed un mitra
nascosto nella valigia.
Se ci sarà l’inflazione,
vorrei che il mio amore
non fosse commerciabile
e ricattabile con il gas,
e se ci sarà un’escalation
verbale fra noi
crederemo ai poeti
agli eroi
e poi?

Se scoppierà, che ne sarà
non basterà un trapianto
di cuore
per un negoziato
o un amore

Ed io sul balcone
cerco invano un’idea
e sogno una musa
una dea della musica
da una ninfea
che mi fa le fusa,
una gioia sfusa
dal racconto del profeta
che cerca un fulmine,
una freccia di una Dea
e poi per Giove
se pioverà
su questa gabbia toracica
diventerà una tanica
per le tue labbra,
fidati di me
non sono un latin lover
sono solo un coglione
che cerca la dolce conclusione
alle mie parole
e mi scordo dei bombardamenti
del tg e dei miei lamenti
che ne dici
se ti dico quello
che non t’ho detto mai
(in un messaggio)
nella bottiglia di un WiFi,
perché

Se scoppierà, che ne sarà
non basterà un trapianto
di cuore
per un negoziato
o un amore

Ancora

Dipende tutto
dove metti l’accento
dove sposti il baricentro
muovendo il bacino a tempo,
parlare di musica
ancora
come metafora di armonia
tra note scritte mano a mano
sfumano e scivolano via,
non so se hai notato
che non ti sfioro nemmeno la mano
che quando sono solo con te
mi trema la voce a 439 hertz
come fosse un LA
troppo stonato e basso
per scavalcare l’ostacolo.

Spostare l’accento
in questa situazione
ti farebbe capire
che anch’io sono solo un cantastorie
un menestrello
che fa sparire il ritornello
sul più bello,
dopo il ponte
come se dopo l’arco
ci fosse un burrone
o un fiume inquinato.

Dipende dove sposti l’accento,
ancora parlare d’amore
e perché?
Di che dovrei parlare?
In mezzo al frastuono
di chiacchiere a vanvera
mentre scrivo sul canale
sopra una zattera
ferma al molo,
ho paura di finire in gola alla balena
e ormeggiare sulla tua schiena.

Ecco la pancia ti fa male
vorrei accarezzarla
ed agire come il miglior medicinale,
vorrei raccontarti tutto
con le mie parole,
ma forse non sono degne
di essere considerate prove,
mi sono perso
ho perso il tempo
ed è diventato un ritmo
in clave
una rumba,
che mi prende il cuore
lo strappa e se lo ruba.
Sto scrivendo per inerzia
o per questo accento,
ma anch’io mi lamento
di ciò che non posso avere
un tuo bacio
sulla laguna
per colmare ogni lacuna,
ancora sono qui
a cantare strofe,
su questa nave
su questo mare
profondo
e vorrei tu fossi l’ancora
per ormeggiare al lido
scoprendo il gusto del tuo sospiro

La coperta corta

Non essere fredda,
se non hai la stoffa,
ti darò la pelle
per fare una toppa.

Deja un comentario