Gaia Zaccagni

BIOGRAFIA

Gaia Zaccagni (1972) si occupa di filologia e letteratura bizantina e neogreca, e insegna Lingua Greca e Lingua Italiana presso l’Università di Cipro. Ha curato l’edizione critica di testi agiografici dell’Italia meridionale (Roma 1997) e di parte del corpus omiletico di Filagato da Cerami (Roma 1999). Ha pubblicato studi inerenti al patrimonio manoscritto dell’isola di Lesbo (Mitilene 2006). Ha pubblicato il volume “Luoghi, parole e ritmi dalla Grecia moderna”, Edizioni Nuova Cultura (2007). Cura la collana Isalo (ed. Ensamble), specializzata su testi della letteratura cipriota in traduzione italiana, di cui sono usciti i primi due volumi Theodosis Nikolaou, Poesie, traduzione e cura di G. Zaccagni, Ensemble ed., Roma 2015; Pantelis Michanikos, Poesie, traduzione e cura di G. Zaccagni, Ensamble ed., Roma 2016. Dirige la Collana “I gelsomini di Cipro”, ETPBook, Atene. Ha pubblicato raccolte poetiche, in italiano e in greco (Anemoskorpismata- Sparse nel vento, Edizioni Nuova Cultura, Roma 2007; Εν πλω πάντα κλειστή, ed. Melani,Athens 2014; Altrove, ed. Ensamble, Roma 2016, Erbario di Aprile, Kemanes Print Shop, tiratura limitata, Lefkosia 2016). Si occupa di musica greca, sia a livello teorico che pratico, e din particolare al genere Rebetiko, su cui ha pubblicato il volume in italiano Ma che vita è questa? 85 canzoni rebetike della crisi,ETPBooks, Atene 2018 e in greco Zωή ‘ναι αυτή; [Η κρίση στο ρεμπέτικο] 146 τραγούδια: ανθολογία, ανάλυση, σχολιασμός, ΕΤPΒοoks, Atene 2020.

LETTURE

POESIE

Pettine/ Pecten jacobeus Linnaeus

[Pleocene 5- 1,8 milioni di anni fa]

Due isolotti
dalla crosta pelasgica
emersero fra schiume
come draghesse furiose
dal desiderio
che anelano a un respiro,
dopo anni subacquei
d’oblio e oscurità.

Quel pettine
che carezzava estroso
le chiome sinuose come alghe della gorgone
si pietrificò, si fece pallido
ed ora anela la bellezza
evaporata
della fanciulla marina
che incantava le folle.

Un tempo qui era mare
di umide correnti
e acquosi amplessi.
Ora, pesante cade la terra
laddove i limiti
dividono e sopprimono
campi di non facile accesso
in cui pullulano
le deserte reliquie
di un’antica armonia.

Linea verde

Felicità dubbia, mi dirai,
quella di chi al mattino
spalanca la finestra
su una linea di confine
nascosta fra le palme.

Eppure l’aria entra frizzante,
gli uccelli fanno festa
il moezin canta rimodulando
parole dette ridette e mai desuete
e il vento fischia
tra il filo spinato e se ne infischia
del soldato che osserva la bandiera
con uno sguardo obliquo
e assente
di chi si pente
di aver sparato
a quei colombi stanchi
appollaiati
sulla mezzaluna bianca e sulle nove onde
blu del cielo.

  1. LINEA D’ATTESA

Su quella linea d’attesa
dove ti fermi e sospendi
il passo
su mille sentieri d’onde
e di risacche
che approdano
a liti d’assenze
e lontananze

sulla spuma bianca di schizzi
che schiantano su scogli neri
l’impeto ardente
d’una tempesta d’ali

io ti figuro
e scandisco
frammenti di tempo
e liquide memorie.
Una trama
friabile e densa
d’anima e corpo

*

Il tempo non ha forma.
E’ il battere del vento
sugli stessi sassi
da immemorabili millenni.

Σχήμα δεν έχει ο χρόνος
είναι ο αέρας που χτυπά
εδώ και χιλιετίες
πάνω στα ίδια βράχια
αφήνοντας
μελανιασμένα ίχνη
στα υγρά μονοπάτια
του βυθού

3.Pres/assenza

il pianto
in mezzo al mare
ha un sapore strano
insipido
asciutto.
sgorga
dal di dentro,
s’imbeve
dal di fuori.
spezza
i confini
tra corpo anima spazio tempo.
quell’acqua amara
del lago di Van
colma di corpi
morti
esalati
evaporati
assunti
in molecole di soda
bianca scia
tersa e cristallina
di navi che viaggiano
incorniciate dai monti

4.MENTHA PIPERANSCENS

Di menta e di cannella
Avevo pieni gli occhi
E le narici
Ed ubriaca mi pascevo
Del canto degli uccelli.
Quando una nube cupa
E minacciosa
ristette sulla quercia di Dodona
E seppi allora
Ch’era giunto il tempo.
E goccia a goccia
Caddero venti di guerra
E solo l’elicriso d’oro
Invase le vallate
Aride di pena.

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