Sabrina De Canio

BIOGRAFIA

Sabrina De Canio ( Piacenza, Italia) è poetessa, traduttrice, condirettrice generale del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo di Piacenza e direttrice dell’area internazionale del museo, l’unico museo della Poesia al mondo. Nel settembre 2019 ha vinto il primo premio assoluto al Festival Internazionale di Poesia La piuma di Zivodrag Zivkovic, a Zenica, in Bosnia Erzegovina e, in quello stesso contesto, è risultata la migliore poetessa italiana del 2019. Le sue poesie, tradotte in svariate lingue , sono state pubblicate su antologie e riviste letterarie internazionali. Nel 2020 è stata pubblicata Libera nos a malo, silloge poetica in edizione bilingue (italiano e bosniaco); nel 2021 ha ottenuto una menzione speciale al Premio Camaiore. Nel gennaio 2022 è stata premiata al Chinese Spring Poetry Festival. Insegna Lingua e Letteratura Italiana in un liceo piacentino.

LETTURE

POESIE

Ancora

Vieni,
vieni ad incontrarmi
sotto l’ala, in morbido seno.
Sotto la frasca
riposa il mio silenzio.

Vieni ad incontrarmi
dove sbuffi di verde
abbracciano quest’ora della sera.

Ancora ti annovero
tra ciò che mi rincuora
e la tua voce estiva,
col suo fruscio di stelle,
mi fa volare
fra aeree meduse notturne.
Pare fatta
per condurmi a vite segrete.

Pane

Vorrei tenere insieme tutti i pezzi
come il raspo fa con gli acini,
e non perdere né gli anni né gli amici,
né gli amanti a lungo amati,
continuare a sentire il profumo
del bucato di mia madre
e del latte a colazione.
Ma questa vita ad ogni morso
è un pane che si sbriciola,
se l’appoggi un attimo
qualcuno che sparecchia
se lo porta via.

*

Pregare non si può

Pregare non si può.
Sentinella vigile è la mente
quando fieno e tetti d’amianto
cospirano fuochi
contro api operose,
madri che vegliano i nidi,
solitudini disfatte nella vecchiaia
in fila alla cassa del supermercato.
Pregare non si può
tra orsi bianchi alla deriva,
balene gravide di plastica,
uomini incastrati tra lamiere di futuro.
Perso
il talento della quotidianità
esaurito
l’ordine dei palchi.
Melodie di tegole
accompagnano il debutto
di navi stremate
verso porti
sicuri solo per noi.
Accatastamenti di popoli
nelle città e nei cimiteri
come tappeti di una televendita.
Omaggio
al corteo di sforzi
non c’è.

*

Bandiere di stracci

Poche le carni rimaste addosso
coperta corta
su povere ossa
salutano
in parata di vagoni
braccia, mani
come bandiere di stracci.
Al campo una nuvola scarna
è l’unico paio di occhiali da sole
a malapena nasconde
pelli di fantasmi ammonticchiate
senza grazia nei fossi.
La pace senza guerra
è un bambino che abbraccia una cicala
sopra la terra.

*

Sul confine

Sul confine
che trattiene il cammino
fitte nei piedi
trafitti dai passi
a comporre la fila
della vergogna
come vagoni ordinati
in attesa di niente.

*

Servo e padrone

Di chi è il mondo
Di chi è quell’altipiano?
Di chi è il sole,
il fiume, la pioggia e l’uragano?
Quanto costa
la mia voce libera
dal nodo che la strozza?
La testa morde la coda
con espressione indemoniata
se l’agguanta
la ritorce con furore,
non riconosce
lo stesso cuore.

*

In grembo alla vertigine
si addivina il tratto
l’alto è profondo
la cupola è pozzo
l’aria sgranata come un relitto.
Stelle nelle stelle
brillano
perché lontano
uno sguardo le accende
e il cuore fluttua
appeso ad un balcone
senza radici.

Conosce la rosa
il sapore dell’acqua?

Pieno di intenzione sia
il nostro fiorire
sopra e sotto di noi.

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