Enzo Santese

Biografia

Enzo Santese è di Trieste, dove risiede e lavora; svolge un’intensa attività di promozione culturale nell’ambito della letteratura, del teatro e delle arti figurative. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti, si interessa da anni di problemi della comunicazione radiotelevisiva; critico d’arte, poeta e scrittore, ha al suo attivo numerosi interventi su quotidiani e riviste. Organizza diversi eventi culturali e dirige alcuni Festival di poesia (Poetando di Pordenone e Trieste, Festival del pensiero in / verso di Venezia, Festival della Poesia del Mare Isola in Slovenia, Lido di Venezia e Trieste). Scrive da vari anni testi per il teatro, la radio e la televisione (Tele Capodistria e Rai); la sua bibliografia comprende oltre duecento pubblicazioni, divise fra le traduzioni degli autori classici, greci e latini, libri di poesia, narrativa e saggistica e monografie di artisti contemporanei.  Fa parte della sezione italiana dell’A.I.C.A. (Associazione Internazionale dei Critici d’Arte); ha progettato e curato numerose rassegne d’arte contemporanea, personali e collettive, in Italia e all’estero. È autore di quindici raccolte poetiche, la più recente delle quali è I luoghi e i sensi, del 2018.

Letture

Poesie

Acqua, acqua

Le radici affondano nelle vene profonde
di una terra dove i sassi frammisti a ghiaia
parlano di tempi percorsi da scorribande
di uomini tesi sempre a catturare
il senso di un patrimonio di cose
dominante sulla dote di pensiero e cuore.

L’acqua è duttile in forza e leggerezza
lambisce nel fluire calmo di un’andatura
che scava quando accelera e abbatte muri
inutili ostacoli sulla corsa di ondate
sospinte in un’inarrestabile avanzata ipogea.
E intanto sopra dove il mondo vive e pulsa
c’è chi nuota nelle pieghe di un giorno
avaro per la sete e per le attese di futuro.

In cerca del vero

Cambiamo il volto della verità
e maschera sarà immutabile
come diaframma che cela il dato.
Nell’arcano giro della fortuna
resta impigliato il dentello del ricordo
che ci sprofonda nella storia di ieri
quando spavaldi paladini del nulla
abbiamo barattato la coscienza
con pochi spiccioli di effimera gloria.

Ebbene adesso conosciamo il vero
e lo poniamo sulla bilancia esatta
che equilibra il detto pensando
al tempo infame del docile cenno
di assenso a imprese degne di rampogna.

Ipazia sull’altare

Preraffaellita il tono, chiaro l’intento
di porre sull’altare il paradosso
di donna che paladina dell’ascolto
apre orizzonti di mente e di natura
in anime pronte a cogliere il pregio
della diversità in voce dissonante
e spirito libero da vincoli e convenzioni.

Charles sa accarezzare il corpo
con sguardi leggeri e proiettati
sul ruvido stridìo di nudo e sacro
in un tempio illuminato dalla chiara
logica del pensiero sospinto a mete
di ragione troppo distanti da fissi
e immobili stalli del consueto.

* Il riferimento è all’opera Ipazia (1885) del pittore preraffaellita Charles William Mitchell

Presagio

Ecco la piazza è là
risonante di ricordi
grida, corse, risa
ieri crepitava di saluti
ora attende sentenze
la presenza è solo ombra
di desideri respinti
e tensioni frenate.

Il silenzio è nelle cose
solo gli alberi parlano
con fruscii eloquenti
fatti di presagio
per scoppi saettanti
di felicità ambite
e da ultimo inverate.

Quando sfumerà il buio

Dietro le finestre della nostra solitudine
cerchiamo la compagnia di pensieri
spuntati nel terreno accidentato
di una natura percorsa da presenze
impercettibili, impegnate a un gioco
di veloce consumo e fine esiziale.
I muri sono alti padiglioni
utili a captare frequenze di silenzi irreali
usciti dal consueto per dare enfasi
al fischio di sirene intermittenti.

La gente crede nell’allegria esorcista
che addormenta la paura in un sorriso
percorso dalla vibrazione di sussulti
fra ansie manifeste e celati tremori.
Ecco, lo schermo è impietoso
nella matematica del dolore,
dove il teorema non accorda i numeri
a una realtà dispensatrice di ruoli
d’assenza dal grande circo del giorno
consunto nell’esercizio dell’esistenza.

Gli sguardi hanno perso la frontalità arrogante
dell’occhio puntato su nemici da abbattere,
che ha ora la liquidità umile della pietà
per le anime poste nei corridoi bui dell’infinito,
per i paladini del nostro resistere,
per i camici verdi, bianchi e azzurri
che danno alle corsie il colore di una vita
ancora degna di respiro a polmoni aperti.
A noi, memori del nostro timore di fronte
al fantasma dell’eclissi, il futuro
senza nascondigli coatti promette
nuova luce lungo il sentiero non più
minato da folletti incoronati di malvagità.

 

 

 

 

 

Anuncio publicitario

2 comentarios sobre “Enzo Santese

Deja una respuesta

Introduce tus datos o haz clic en un icono para iniciar sesión:

Logo de WordPress.com

Estás comentando usando tu cuenta de WordPress.com. Salir /  Cambiar )

Imagen de Twitter

Estás comentando usando tu cuenta de Twitter. Salir /  Cambiar )

Foto de Facebook

Estás comentando usando tu cuenta de Facebook. Salir /  Cambiar )

Conectando a %s